altraQualità in Tajikistan

altraQblog va in Tajikistan dove David Cambioli, il nostro presidente ha fornito una consulenza all’interno di un progetto del CESVI finanziato dall’unione Europea. Dalle sue parole il racconto di questa esperienza

Obiettivo del viaggio: visitare una serie di produttori del paese, compatibili con i criteri del commercio equo, selezionarne una ventina per realizzare un workshop nella capitale Dushanbe, durante il quale conoscere le tecniche tradizionali degli artigiani e assieme a loro sviluppare prodotti vendibili sul mercato europeo. Per questo mi ha accompagnato il designer Edoardo Perri che tornerà a fine agosto. In dicembre, poi, alcuni artigiani presenteranno i prodotti sviluppati alla manifestazione Artigiani in Fiera a Milano.
Siamo partiti il 1 aprile. Dal 2 al 10 abbiamo visitato
svariate associazioni e artigiani singoli in tre zone del paese
(Pamir, Khujand, Rusht Valley) e a Dushanbe. Abbiamo selezionato 22 artigiani esperti in diverse lavorazioni: lana (telaio, ferri e feltro), pelle e bigiotteria (anche con pietre dure, lapislazuli e simili).
ll 12 aprile è iniziato il workshop, un’esperienza straordinaria con artigiani – in prevalenza donne- arrivati da ogni dove con i loro attrezzi e i loro materiali. A rendere ancora più interessante il laboratorio è stato il nostro ospite: Johan Jannoek, un sudafricano che dopo aver lavorato nella cooperazione si è stabilito qui con la moglie e ha iniziato un’attività artigianale con la pelle, curando il lavoro dalla concia al prodotto finito. Nella sua casa-laboratorio abbiamo iniziato a lavorare con gli artigiani, anche se non è stato facile far passare il concetto che dovevamo realizzare delle cose insieme, scambiandoci idee e tecniche. Il problema vero, però è stato un altro: in Tajikistan si trovano pochissimi materiali con cui innovare e quelli presenti sono veramente molto “grezzi” (la
pelle “profuma” di bacon di capra per via delle conciature naturali, tanto per fare un esempio) e tutto è veramente fatto a mano, non ci sono stampi per tagliare la pelle, che dunque a volte non ha linee proprio precise.
Dopo un grosso lavoro durato 4 giorni sono risultati 3 o 4 prodotti potenzialmente interessanti, prevalentemente in feltro, perchè i feltristi lavorano più velocemente degli altri. Il tutto è stato abbastanza stressante, perchè seguivamo 22 artigiani in due e il tour de force per il paese alla scoperta di artigiani ci aveva abbastanza provati. Nonostate la fatica, però, questo turbinio multicolore e multilingue (avevamo 3 traduttori non professionisti che si alternano tra tajiko, russo, pamiro, uzbeko e kirghizo…) è stata un’esperienza davvero unica, di cui speriamo di farvi vedere entro la fine dell’anno i risultati.
Intanto alcune foto di viaggio!