nel paese della steppa bigia

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Nella steppa mongola la maggior parte delle cose assume un significato in pieno contrasto con la nostra epoca e per certi versi arcaico.
È il caso ad esempio della nostra casa, la tenda rotonda in legno e feltro che fuori dalle nostre frontiere è chiamata yurt. Da noi lo sguardo di chi è in cammino rimane sempre vigile e sempre eccitante è il momento in cui la yurt appare ai confini della steppa infinita, come un cuore che batte solitario. Perché qui si trova l’acqua, la vita, il calore durante gli inverni rigidi e il fresco durante le estati soffocanti. La porta della yurt è aperta a tutti. Anche quando non c’è nessuno non bisogna avere esitazioni a entrare, servirsi della legna e del cibo, accendere la stufa per preparare da mangiare.”

Questo è l’inizio di un bellissimo articolo che lessi alcuni anni fa su Le Monde Diplomatique e che per caso, curiosando nell’archivio informatico del giornale (che grande cosa internet!!) ho ritrovato.Da leggere per immergersi nell’atmosfera delle grandi steppe mongole e se rimanete affascinati potete proseguire guardando Il cane giallo della Mongolia o il più recente Mongol, sulla vita di Gengis Khan o scoprire qualcuno di questi libri.

logo.JPGIn Mongolia c’è anche un bel progetto di commercio equo, quello di Tsagaan Alt Wool, che distribuisce i prodotti in feltro, tutti rigorosamente realizzati a mano e con colori naturali, degli artigiani e delle artigiane locali: borse, cappelli, sciarpe, biogiotteria e accessori per la casa che ci scaldano anche nel cuore come una yurta aperta ed accogliente.