GraficAttiva: intervista a Teresa Sdralevich

Una riflessione per immagini e parole su lavoro, precariato e discriminazioni di genere, stampata su t-shirt realizzate da una manifattura del Bangladesh che tutela e rispetta i propri dipendenti. Questa è la linea Graficattiva, che abbiamo realizzato in collaborazione con Teresa Sdralevich, grafica e illustratrice nota a livello internazionale che in Italia collabora con Internazionale, IlSole24 ore, Fusi Orari, Salani, Feltrinelli.

I manifesti e le grafiche di Teresa Sdralevich sono cortocircuiti visivi, come li definisce lei stessa, che intersecano più livelli di senso e fanno esplodere domande come piccole scariche di fuochi artificiali. I temi su cui lavora sono molti e coraggiosi, dal sessismo e gli stereotipi di genere, ai contrasti e ai paradossi della società e del mondo del lavoro. E’ il dialogo che cerca Teresa Sdralevich, la condivisione di un pensiero critico che scorra anche sui muri delle città, non solo nelle gallerie e nelle accademie dove l’arte è staccata dalla realtà, appannaggio di elite. L’attività di Teresa Sdralevich è in questo senso pienamente politica (nel senso etimologico del termine), per il contenuto e per il mezzo: affissioni –“quando stampo un manifesto, mi piace poterlo mettere in dialogo con le persone, nelle strade”-, laboratori con bambini e adulti, dove insegna la tecnica artigianale della serigrafia che permette, con poca spesa, di far circolare immagini di grande qualità e potenza. E ora, grazie alla collaborazione con altraQualità, cooperativa di commercio equo, anche t-shirt, mezzo popolare perfetto per un’arte viva e circolante tra le persone.

Come è nata la tua vocazione al sociale, l’interesse per le tematiche politico/culturali e come hai iniziato a lavorare in questa direzione?
La mia è una vocazione tardiva, dopo una laurea in Scienze Politiche a Bologna, ho studiato 2 anni di grafica a Bruxelles, poi è stato decisivo il lavoro in piccolo studio dove facevano copertine per libri giuridici, di politica internazionale, manifesti di antinfortunistica. Qui ho lavorato su supporti come copertine, manifesti e l’ambito era politico e culturale prima ancora che sociale, temi ai quali sono rimasta legata, per inclinazione personale e una certa insofferenza al mondo della pubblicità.
Delle tue opere hanno detto che sono “come frecce che continuano a colpire il bersaglio anche una volta giunte”. Da cosa trai spunto, di cosa si nutre la tua creatività, come inizi un progetto e come lo porti avanti?
Dietro ogni lavoro c’è molta ricerca, non solo sull’aspetto visivo, ma anche sul linguaggio. Molto spesso parto proprio dalle parole per evocare immagini da costruire. Una volta trovata l’idea, lavoro sulla grafica e sul testo. Le idee vengono un po’ dappertutto, da libri, da altri artisti, dalla lingua stessa in cui il lavoro deve essere realizzato. Da questo punto di vista Bruxelles e la sua schizofrenia linguistica è molto stimolante, posso pensare e creare in tre lingue (inglese, francese, italiano), intersecando parole e significati. Per le t-shirt della linea Graficattiva le immagini sono nate da una riflessione condivisa con altraQualità, suggerite anche da testi di Bonino e di Camusso, oltre che dall’attualità.
A proposito di attualità, tu vivi tra l’Italia e il Belgio e tutti i tuoi lavori hanno un respiro internazionale: quali sono le tematiche, a livello europeo, che senti più vive e sulle quali ti viene chiesto maggiormente di creare?
Sicuramente ora la crisi e l’austerity. Ricorrono però anche il problema dell’acqua, la violenza sulle donne (un progetto europeo) e le politiche per la famiglia. Negli anni ’90, invece, ho lavorato molto sull’emergere dell’estrema destra sulla scena politica. Un tema su cui vorrei lavorare è l’immigrazione: è necessaria una riflessione profonda anche a livello di comunicazione, perché circolano quasi esclusivamente messaggi legati alla cronaca, violenti, escludenti.
A volte mi capita di lavorare sull’attualità “in diretta”: ai primi di maggio sono stata invitata da due amici grafici a Madrid per un laboratorio alla Escuela de Arte Diez. Ho fatto lavorare gli studenti sulle vicine elezioni: il tema era “Voto perché” / “Non voto perché”. Le proteste sono del 15 M sono cominciate qualche ora dopo e diversi poster sono stati stampati e “usati” in Plaça de Catalunya.
Quali sono i tuoi riferimenti grafici?
I miei interessi nel campo della grafica riflettono le mie due “anime”: una che privilegia il disegno, l’altra le forme geometriche e la sintesi estrema. Al primo gruppo appartengono i cartellonisti polacchi come Tomaszewski e Mlodozeniec, i francesi di Grapus, Cislewicz, Sister Corita Kent; al secondo gruppo i grafici della scuola svizzera, Albe Steiner, AG Fronzoni, Sandberg ma anche Munari. I miei riferimenti nel campo dell’illustrazione sono Tomi Ungerer e altri come Edward Gorey, Maurice Sendak, Leo Lionni, Toti Scialoja e anche se mi appassiono di volta in volta per altri autori, resto sempre molto legata alle illustrazioni dei libri per bambini degli anni Sessanta e Settanta.

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